"Utente Cancellato" ha scritto:
Pofferbacco!
I dipendenti hanno una aliquota previdenziale più che doppia, ma una "pressione fiscale" quasi la metà degli ingegneri!
Ed il passaggio dell'aliquota soggettiva da 10% a 14,5% è riuscito ad aumentare la "pressione fiscale" dal 7,6% al al 42,2%!!
Non so chi abbia fatto quei calcoli, spero per te che non sia stato tu, sono totalmente sballati.
Cito solo alcuni errori, andrebbero bene per "caccia all'errore" della Settimana Enigmistica
1) Il dipendente non detrai il 33% dal suo imponibile IRPEF, ma solo circa il 9%.
2) Per lui mancano i contributi previdenziali, come si pagano il TFR, le malattie, ecc?
3) Mettere l'IVA nei conteggi è francamente assurdo,
4) Il dipendente si porta implicitamente dietro dei costi per avere un posto di lavoro, il costo complessivo di norma è sopra il 200% dell'imponibile Irpef; l'ingegnere ha i suoi costi che mediamente si attestano sul 30%-40%.
Tutto il mondo sa che il problema è la pressione fiscale sulle imprese, nessuno si è mai sognato di dire che è molto più grave il problema dei liberi professionisti. Allora i medici sarebbero rovinati, visto che la loro aliquota raggiungerà il 33%.
Prima voglio spiegare quello che vorrei dimostrare, poi correggerò gli errori.
Il titolo del messaggio è il "cuneo fiscale".
http://it.wikipedia.org/wiki/Cuneo_fiscale"Il cuneo fiscale o cuneo contributivo è rappresentato dalla differenza tra l'onere del costo del lavoro e il reddito effettivo percepito dal prestatore d'opera o lavoratore. In pratica è la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto incassato effettivamente dal lavoratore, essendo il restante importo versato al fisco e agli enti di previdenza e pensionistici (INAIL, INPDAP, INPS) tramite imposte contributive."
Quindi, nella prima parte del conteggio, ho inserito quelle che penso siano le poste più significative nel confronto.
Non parlo quindi di pressione fiscale, ma di cuneo fiscale ossia quanto ci resta in tasca di reddito e quanto costiamo al cliente.
Cioè il lavoro del professionista, per farsi rimanere in tasca 100 euro, ne deve chiedere 200, così come il lavoratore dipendente.
Questo mi è saltato in mente con una pulizia interdentale ove all'importo della prestazione è stata semplicemente aggiunta una marca da un euro e rotti anziché il 20% che mi aspettavo.
Quindi io committente non ho avuto un aggravio di costi dovuti all'IVA, ma forse ho pagato con più facilità una prestazione più costosa.
Ho visto quali sono i settori ove l'IVA è ad aliquote ridotta e non sono pochi.
Mi piacerebbe conoscere quali sono gli importi complessivi dell'IVA versati dalle varie categorie, non vorrei che versiamo più IVA dei petrolieri.
Quindi nella prima parte dello specchietto andrebbero aggiunte tutte le altre imposte che possono aumentare il "cuneo fiscale".
Ad esempio non so se è giusta l'aliquota contributiva dei dipendenti al 26%. L'aveva menzionata "Utente Cancellato", ma non ho dati certi in merito.
Certo, l'IVA è un costo sul consumatore finale, ma se fosse totalmente neutrale sul lavoro di tutti, non ci sarebbero le esenzioni e le riduzioni di aliquote.
Mettere una imposta su un settore, significa penalizzarlo e il lavoro intellettuale del professionista viene sovraccaricato del 21% di IVA che serve per finanziare lo Stato.
Ci saranno anche molte lavorazioni che hanno come aliquota finale il 21%, ma esse scontano l'incorporazione di materiali in proporzione elevata che valorizzano il prodotto, mentre per noi le spese d'impresa sono una percentuale del reddito e non un multiplo.
Quindi, fino alla riga ove è indicata l'aliquota del cuneo fiscale, penso che il ragionamento possa filare ed infatti l'aumento delle aliquote dal 10 al 14,5% e dal 2 al 4% comporta un aumento del cuneo fiscale da 52,6 a 59,9 comprensivo di un punto d'IVA.
Quindi l'errore è nella detrazione del 9% per la valutazione dell'IRPEF. (Penso che ce ne saranno anche altri, e sarebbe opportuno affinare sempre più in dettaglio la valutazione del Cuneo Fiscale).