giotisi ha scritto:
Il punto vero, pero', sarebbe che chi insegna sapesse insegnare.
Che non vuol dire sapere.
E che insegnare non fosse l'estrema ratio per chi non trova altro di meglio (almeno ai miei tempi era cosi, non so se le cose sono migliorate)
questo è solo il 50% del problema, non vedere l'altro 50% vuol dire essere ciechi o imparziali. Mi riferisco ovviamente al totale disinteresse di chi deve ricevere l'insegnamento, con grandissima impotenza dell'insegnante che ha le mani legate. Non può bocciare più di tanto, non può allontanare in maniera definitiva gli elementi disturbanti dalla classe...l'insengnate, se non è incompetente, lo diventa per esasperazione. Il suo ruolo nella scuola odierna non è quello del trasferimento di nozioni e accensione della miccia dello spirito critico, il suo ruolo è quello, come detto in un altro topic tempo fa, a metà tra una babysitter e una guardia carceraria. Sarebbe da auspicare un cambio radicale del sistema di istruzione, ma è più probabile che comincino a crescere lingotti d'oro sugli alberi.
Io trovo estremamente divertente, forse emblema del paese allo sfascio, che chi ha la vera vocazione della professione da insegnante, e quindi si mette i paraocchi fino a raggiungere l'obbiettivo, ci mette non più di un anno a cadere nella demotivazione più totale, mentre chi dall'altro lato è entrato nel privato e viene vessato continuamente da stipendi da fame, manager incapaci o demansionamento guarda quelle inutili 18 ore settimanali a 1500 euro al mese come l'eldorado (della mediocrità, ma pur sempre eldolaro). L'aspirazione alla mediocrità, questo è quello che ci meritiamo.