whiter4bbit ha scritto:
Guarda che non è così lineare... L'Italia è sì composta da un top 20% di aziende che tengono su la baracca, ma è anche vero che sono le aziende più grandi, che impiegano più gente, che fanno più innovazione, che internazionalizzano e per tutti questi motivi sono aziende a costante caccia di buoni laureati.
Mi piacerebbe sapere quale quota di investimenti in ricerca e sviluppo queste famose top 20% multinazionale investono nei centri italiani...secondo me avremmo qualche soprpresa interessante...io un esempio nel mio piccolo cel’avrei, ma evito di farlo per non espormi troppo.
Se una multinazionale ha 50 sedi nel mondo, tra cui in Italia, non ha alcun senso dire che spende tanto in R&D implicando che ha un forte impatto innovativo in Italia se poi non si dimostra che una fetta consistente, in termini economici ma anche di attività in sè di ricerca, non vengono fatti effettivamente dai centri italiani.
whiter4bbit ha scritto:
Qui stiamo parlando di ingegneri elettronici che non hanno mai toccato un circuito e di ingegneri informatici che non hanno mai scritto un software, gente che si iscrive a ingegneria ma nè prima nè durante gli studi ha la passione per portare avanti un progetto ed esplorare delle competenze... Però guardacaso "vuole fare il tecnico R&D", perchè scopre poi di non avere neanche la stoffa del manager.
Mi spiace, ma le persone più talentuose che conosco avevano l'alimentatore da banco in garage, il saldatore sulla scrivania, l'abbonamento a Elettronica In... avevano scritto dei software, gestito siti web, piccole reti ed architetture, imparato linguaggi e sistemi operativi... oggi si chiede l'app sull'app store, il profilo github, l'arduino / raspberry, tutta roba da HOBBYISTI low cost accessibile per non parlare delle tonnellate di tutorial e corsi gratis online e banda larga. Allora 10 anni fa come facevamo? E 20 anni come facevano?
Il problema non sono quelli che si iscrivono a ingegneria senza passione e tirano a campare copiando o imparando le dimostrazini a memoria, loro accettano qualsiasi tipo di lavoro e non si pongono il problema proprio perchè senza passione, e visto che la situazione economica non è drammatica (comparata con gli altri laureati) come abbiamo appurato, gli va anche bene. Il problema sono tutti gli altri, quelli che invece la passione l’hanno o l’avevano, quelli che magari l’università la fanno bene e fanno tutte le cose che tu hai detto NONOSTANTE l’università faccia tutto per impedirglielo con lezioni 8 ore al giorno ed esami impossibili (parlavamo qualche mese fa di come nel sistema anglosassone ti danno più liberta di socializzare e di fare networking...qui si sta parlando di usare quel poco tempo che ti rimane dopo i corsi e gli esami per fare altri progetti che FORSE ti possano aiutare in eventuali colloqui...tutto giusto per carità ma non sarebbe forse compito anche dell’università darti qualche conoscenza applicatica (che è diverso da pratica) degli argomenti appresi nei vari corsi, in maniera tale che questa applicazione possa essere mostrata come un qualcosa di fatto, realmente significativo, e non liquidata come il solito inutile progettino universitario?
whiter4bbit ha scritto:
Solito catastrofismo (deserto, superenalotto, disastro, ...) per dire l'ovvio: se nasci in un posto povero, privo di consigli, non ti appassioni a niente e speri semplicemente di iscriverti all'università ed essere infilato nel mondo del lavoro con le stesse opportunità di chi ha portato avanti progetti e interessi per anni mentre studiava nei migliori atenei delle zone più ricche, sei un illuso... ma non c'entra niente con l'Italia. E' solo che le economie moderne sono terribilmente selettive, se vogliamo anche meritocratiche, ma comunque spietate verso la mediocrità.
La realtà è che se hai un minimo di interesse e lo sviluppi, e riesci a fare anche solo due anni di magistrale in un ateneo del nord (con costi accessibilissimi), hai ottime probabilità di infilarti in un buon contesto.
Il resto è lagna.
Mi stai veramente dicendo che in Italia abbiamo “un economia moderna, selettiva, meritocratica e spietata verso la mediocrità”? Nell’Italia dove tutti aspirano al posto fisso nella PA? In quale mondo parallelo vivi?
Magari può essere anche una lagna di una persona mediocre che ha subito questa spietatezza e adesso cerca delle giustificazioni (nella fattispiecie io, e non ho nessun problema ad ammetterlo), ma semplicemente i fatti ti smentiscono: se l’Italia fosse un paese di opportunità che descrivi (anche se tu stesso ammetti che c’è ne sono di meno rispetto ad altrove, ma comunque a mio avviso ingigantisci le opportunità che ci sono qui, qualitativamente e quantitivamente) semplicemente non si verificherebbe questo esodo di laureati, specialmente nella materie STEM, che ogni anno le statistiche ci propinano, e che ben ricordano che noi vediamo solo la punta dell’iceberg perchè moltissimi migranti economici non sono iscritti all’AIRE. Nemmeno la scusa che nelle materie scientifiche c’è sempre stato un movimento di cervelli regge: l’esodo di professionisti dal nostro paese è molto superiore a quello di altri paesei il nostro paese non attrae talenti esteri; culturamente siamo proprio agli antipodi della cultura migratoria, visto l’attaccamento alla famiglia della nostra società. Ma poi, pensiamoci: l’Italia è uno dei paesi con il miglior stile di vita. Quando raramente vediamo qualche straniero trasferirsi qui (ancora più raramente per motivi lavorativi), non vediamo che elogi dello stile di vita da parte sua. Da maggio a settembre se abiti in determinate città puoi andare al mare dopo il lavoro; sicuramente nei weekend puoi farti gite di mare in estate, in montagna d’inverno, o in generale gite culturali o naturalistiche in città facilmente raggiungibili partendo dai grossi centri. Un paese con una buona sanità nonostante tutto, con un clima buono/ottimo quasi dovunque e la cucina migliore del mondo. Ma veramente pensate che i laureati che se ne vanno a vivere in UK dove piove 300 giorni l’anno a mangiare sbobba o in Germania a imparare una lingua difficilissima lo facciano perchè sono masochisti o perchè professionalmente non hanno scelta? E pensi che queste opportunità di cui ti parli nel nostro paese genererebbero ugualmente un tasso migratorio così imponente?
E non c’è dubbio che sono i migliori, perchè quasi tutti ammettono che la parte economica ricopre un ruolo significativo ma non totale, e le opportunità di fare attività consone con il livello di istruzione sono di solito messe al primo posto nella lista delle concause. E se è vero che gli altri paesi applicano quella che tu definisci “un economia moderna, meritocratica e spietata verso la mediocrità”, allora è una chiara implicazione logica che sono i migliori ad andarsene.
Ci sono altri quattro aspetti che cozzano con quanto dici riguardo l’accessibilità allo studio e io non condivido assolutamente la conclusione a cui arrivi. Sono aspetti che vengono da statistiche recenti e meno recenti di Istat ed Eurostat, oltre ovviamente quella dell’emigrazione.
1) Spendiamo pochissimo del PIL in istruzione, siamo terzultimi (
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... fresh_ce=1)
2) Abbiamo un costo di istruzione alto per gli studenti, il terzo più caro in Europa (
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... e/4092230/)
3) Il 7% della popolazione è in povertà assoluta e il 12% in povertà relativa (
https://www.istat.it/it/archivio/217650)
4) Altissima diseguaglianza tra ricchi e poveri (
http://www.repubblica.it/economia/rappo ... refresh_ce)
Concatenando queste informazioni, come si fa a dire che i costi dell’istruzioni sono accessibilissimi indipendentemente dal ceto sociale? Ma soprattutto, come si fa (visto che siamo partiti da li) a ripetere il mantra che l’impegno è sufficiente per ottenere quello che si vuole? E’ una falsità, e dovremmo finire di ripetercela. Se la meritocrazia che tanto decanti è quella di dire che è giusto che una gara sia vinta da chi arriva prima al traguardo, senza voler considerare che alcuni corridori partono con le gambe legate, allora hai ragione tu.
Nel particolare caso del ragazzo a cui stavi rispondendo, è molto probabile che lui sarà penalizzato dal fatto di aver conseguito la laurea in un piccolo ateneo del sud e di essersi laureato a 30 anni e di non aver avuto esperienze significative. Inutile stargli a dire il contrario. Inutile raccontargli la favoletta del riscatto sociale, della florida economica così dirompente che è pronta ad accogliere anche quelli che, volente o meno, hanno fatto sbagli o sono stati penalizzati in passato. Non siamo un economia florida e le poche posizioni buone vengono fagocitate da chi ha determinati requisiti, ma non è assolutamente detto che questi requisiti siano legati all’impegno personale profuso o addirittura dall’impegno potenziale, ovvero quello che si vuole mettere in campo da un certo punto in poi per sopperire a sbagli passati. Se lo vuoi vedere come un rant personale di un fallito fallo pure, ricordati però che ti stai concentrando su di me quando ti dovresti concentrare sui MILIONI di laureati che negli ultimi 10 anni hanno fatto ciao ciao con la manima a questo paese e sono andati a beccarsi 300 giorni di pioggia l’anno o a mangiare pasta scotta pur di ottenere un lavoro dignotoso professionalmente.
whiter4bbit ha scritto:
Vuoi davvero parlare dell'evoluzione della ricchezza della classe media cinese dal 1979 ad oggi?
Decontenstualizzazione ai massimi livelli.
Raccontare al ragazzo che avrà una marea di opportunità con un po’ di impegno da ora in poi è come raccontare, in piccolo, la favoletta che ogni cinese può diventare Jack Ma. E’ semplicemente una falsità.
Cita:
poi lui a bologna cosa trova? le aziende di consulenza che cercano quasi esclusivmente embedded per le aziende di automotive o automazione industriale, oppure che fa software per l'app del supermercato...poi magari lui si era appassionato all'IA o agli algoritmi, allora magari cerca a Milano e trova 2 aziende in croce che lo fanno...
whiter4bbit ha scritto:
Indubbiamente in città de-industrializzate come Bologna e Milano non puoi trovare altro che dolore, deserto e distruzione!
Mai detto che Milano o Bologna sono città deindustrializzate, il mio messaggio era chiarissimo e secondo me in questo particolare caso hai fatto finta di non capire. In molte università italiane si studiano cose avanzate e interessantissime, stavo facendo un esempio che magari lui a Bologna si era appassionato ad una materia di IA o di algoritmi avanzati (è un esempio perchè non so se fanno questi corsi lì), magari vuole fare quello ed ha anche la buona volontà di spostarsi di città, cerca anche a Milano ecc ma non trova nulla perchè le aziende che fanno quegli argomenti, che sono veramente innovativi, sono 4 in croce e in quel momento non stanno cercando o gli rifiutano il CV perchè ha fatto la triennale sotto il pò o perchè si è laureato a 30 anni. In un altra nazione magari le aziende del settore sono 30 volte tante. E poi magari lui finisce per necessità a fare l’app cellulare per il supermercato per la società di consulenza.
whiter4bbit ha scritto:
Non hai capito, "non so come dirlo più semplicemente di così": le aziende che non innovano non giocano sullo stesso piano di quelle che innovano.
Sarebbe come dire che in Germania le aziendine sottocasa abbassano i salari dei colossi dell'automotive, o che in UK le piccole realtà di provincia influiscono sui salari di Cambridge.
È ovvio, ma non ho detto questo. Ho detto che se fai un lavoro poco professionalizzante non ti puoi lamentare di guadagnare poco dopo 10 anni. E il lavoro poco professionalizzante lo fai in aziende che non innovano. E per tua stessa ammissione sono la stragrande maggioranza nel nostro paese.
Il mio quote letterale era questo “le aziende poco competitive che non innovano e che non formano professionisti in quello che servirà ora ma anche tra 10 anni, renderanno inesorabilmente gli stipendi bloccati (non in termini assoluti, ma in termini relativi).” E sinceramente anche rileggendo 3 volte il tuo reply non riesco a capire come la tua frase possa essere un contraddittorio a quanto ho scritto. Gli stipendi che si bloccano, nel mio quote, era una conseguenza di imparare un lavoro che scompare nell’arco di 5-10 anni (cosa non impossibile in elettronica/informatica) e sapere fare solo quello.
whiter4bbit ha scritto:
Finiamola anche con queste mistificazioni, con 1500€ vivi bene in qualunque città del nord eccetto Milano, dove comunque vivi.
Non concordo assolutamente ma non mi voglio dilungare più di tanto su questo, discorsi già fatti. Faccio solo notare due cose; la prima è che nella mia frase io ho scritto “tirare su famiglia”, non “vivere”; mi immagino come si viva benissimo con 1500 euro, in una città anche che non sia Milano, senza casa di proprietà con moglie e un figlio piccolo a carico ipotizzando che la moglie non lavori o che faccia un lavoro sottopagato (ipotesi non tanto irrealizzabile), visto che solo l’asilo nido assorbe quasi quanto uno stipendio sottopagato. Ma ripeto, non voglio dilungarmi. La seconda cosa che sinceramente trovo divertente è che quando si vuole elogiare l’industrializzazione del nostro paese e la concentrazione di aziende si citano città come Roma, Milano, Bologna...però quando si parla di stipendi e di costo della vita si tende sempre a dire “eccetto Roma, Milano, Bologna”...sapendo che gli affitti in quelle città, anche per buchi di merda, sforano mezzo stipendio dei 1500 che dicevamo prima...bello stratagemma per affrontare la situazione: si dice “troverai subito lavoro se cerchi in città X!” dopo 5 minuti si sposta il discorso sul rapporto stipendio/costo della vita e si dice “tranne che in città X con Y euro vivi benissimo!”. Cavolo i sofisti a confronto erano dilettanti.