Per Redazione:
non si resce a capire il senso della proposta (se non come "rientro dalla finestra" dei minimi tariffari "sbattuti fuori dalla porta principale").
Mi pare che, vista la scarsa "coscienza collettiva" degli ingegneri (mica siamo i tassisti...), dobbiamo metterci l'animo in pace e fare buon viso a cattivo gioco. Vediamo un pò:
a) nei lavori privati i minimi tariffari non sono praticamente mai esistiti e perciò il problema non si pone neppure; se il committente è così fesso da scegliere un tecnico solo basandosi sul compenso che deve sborsare, affari suoi: se poi il "tecnico" gli consegna, per due euro, un progettino di carta straccia che gli creerà tanti bei casini, beh peggio per lui: capirà che le spese per le controversie supereranno di gran lunga quelle che non avrà voluto sganciare per pagarlo come si deve. Ad ogni modo, ognuno è libero di impiccarsi con la corda che vuole.
b) nei lavori pubblici la cosa è diversa, non fosse altro per il fatto che quei soldini sono di tutti (sia chiamano pubblici non a caso). Ora tutti temiamo che l'abolizione dei minimi tariffari inneschi l'arrivo di un'orda di lanzichenecchi-ingegneri che, pur di prendere il lavoro, faranno offerte (è improprio parlare di sconti, visto che i minimi non esistono più) talmente basse da rischiare di doverci rimettere, a meno che...
A meno che i progetti che verranno consegnati non siano congruenti con le mini parcelle, e cioè siano anch'essi delle vere e proprie schifezze.
Qual è allora la possibile via d'uscita? Io ne vedo una sola, riassumibile in una parola: QUALITA'.
Occorre urgentemente stabilire un livello minimo qualitativo dei progetti e delle prestazioni professionali in genere. Gli Ordini, che in questi anni hanno dormito o, al più, hanno "tutelato" gli iscritti al pari di una loggia massonica con i propri affiliati, su questo aspetto hanno da sempre latitato alla grande ("non sia mai che l'ordine vada contro il proprio iscritto...").
Per uscire da questo stallo non c'è altra via che esigere un controllo qualitativo serio e serrato sul "prodotto" professionale (sia un progetto o qualsiasi altra cosa). A questo punto resisterà sul mercato chi fa bene il proprio mestiere e si fa pagare dignitosamente, e non chi per due soldi prende tanti lavoretti consegnando porcherie (perché altrimenti non ci sta con il budget...).
Chi eseguirà questi controlli? L'autorità pubblica, per esempio mediante un 'organismo ad hoc, coadiuvata dagli Ordini (che pertanto devono avere più coraggio nel defenestare gli incapaci e i lestofanti). A questo organismo, dietro pagamento di adeguato compenso, potrebbe fra l'altro rivolgersi anche il privato, se volesse avere un parere sulla prestazione professionale che ha pagato.
Non solo: è possibile stabilire il tutto anche da un punto di vista normativo; per gli impianti elettrici è già una realtà: la Guida CEI 0-2, che fa riferimento all'art. 4 del DPR 447/91, indica chiaramente e in dettaglio cosa deve contenere un progetto di impianto elettrico. Sfido chiunque a fare offerte ridicole se sa che deve consegnare un progetto "a regola d'arte" e, soprattutto, se sa che ci sarà qualcuno che lo controllerà in questo senso. Il controllo verterà naturalmente sulla completezza e correttezza della documentazione progettuale e/o della prestazione professionale, ferma restando la libertà del libero professionista per quanto attiene alle scelte tecniche professionali. A dispetto di qualunque decreto, siamo e restiamo persone che svolgono una professione intellettuale e non produttori di scatolette.
Tutto il resto è pura accademia: fra non molto arriveranno anche i progettisti extraeuropei (cinesi, indiani e chi più ne ha più ne metta), e di fronte ad una liberalizzazione delle tariffe (il famigerato "mercato globale" è arrivato anche da noi) sopravviverà chi sarà in grado di fornire prestazioni di qualità ad un prezzo concorrenziale. Ma la qualità è la conditio sine qua non: senza il suo presupposto ogni altro discorso sui compensi è privo di senso. Forse ce la siamo dimenticata per troppo tempo.
P.S.: per inciso, ho smesso da tempo di fare lavori pubblici; esattamente da quando, entrate in vigore le nuove tariffe, gli enti pubblici mi volevano obbligare a fare lo sconto massimo del 20%, anche a fronte di importi ridicoli. Per questo ho rifiutato più di un incarico, non ritenendolo dignitoso. Non ne sono pentito.
Saluti
_________________ Sebastiano
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