Autore: Joe Wine
Gentilissimi colleghi,
Il Ministro Bersani, come già andava dicendo in campagna elettorale, ha avviato quel processo di liberalizzazione delle professioni volto ad abbattere assurdi privilegi di talune categorie. A questo proposito però a me ne vengono in mente principalmente tre: farmacisti, tassisti e notai, rigorosamente elencati in ordine decrescente in termini di posizione dominante sul mercato, anche a scapito dei loro stessi colleghi. Il fatto di fissare un numero di massimo di Farmacie sul territorio, anzichè uno minimo, credo si a paradigmatico dello spirito di inequità della situazione esistente. Lo stesso vale per le licenze dei Taxi, congelate in molte grandi città italiane da tutti coloro già saliti sul treno, alcuni dei quali si sono ritrovati ad acquistare il biglietto a prezzi salatissimi. Parzialmente diversa la situazione della categoria dei Notai, nell'ambito della quale comunque non sussiste il principio dell'ereditarietà e si deve pursempre vincere un bando di concorso per diventarne membri. Comunque non ho ancora ben capito se oggi, ammesso che fossi un farmacista iscritto al relativo Ordine, potrei aprire una farmacia dove vendere zoccoli e supposte, senza pagare la licenza uno o due milioni di euro. Così come non ho capito se posso fare il tassista a Roma senza dovermi prima comprare una licenza da chi già ce l'ha per 100-150.000 euro. Per quanto riguarda il nostro campo, il proveddimento del Ministro si riflette principalmente sull'ambito tariffario, prevedendo l'abolizione degli onorari minimi. Tuttavia nel testo convertito del Decreto si scopre che le tariffe professionali in sé non sono abolite, ma restano a riferimento della liquidazione giudiziale dei compensi professionali: in Tribunale, in pratica l'unica sede in cui finora ci siamo fatti pagare dai clienti secondo tariffa, non è cambiato assolutamente nulla. Quindi nulla di nuovo sotto il sole per ciò che riguarda molti di noi. Molti ma non tutti. Infatti nella nostra categoria i privilegi ci sono, eccome! Se nei confronti della clientela privata si può godere di un rapporto legato al merito e alla capacità del professionista, il quale può onestamente dichiarare le proprie pretese economiche ponendo a riferimento la tariffa o può praticare la sleale concorrenza verso i suoi colleghi chiedendo compensi assurdamente bassi, che peraltro non giustificano la sua nuova BMW e lo studio in Centro, trovando poi facilmente il modo di farsi pagare secondo tariffa, o anche di più - è sufficiente accordarsi con l'Impresa esecutrice dei lavori o con i principali fornitori per spuntare laute integrazioni, rigorosamente in nero, che alla fine il cliente paga inconsapevolmente - ciò non vale invece nell'ambito dei lavori pubblici, laddove si prevede l'affidamente di incarichi "fiduciari" fino a 100.000 (!) euro di parcella. Nel Vocabolario postumo dei professori Falcone e Borsellino il lemma "fiduciario" annovererebbe tra i suoi sinonimi "mafioso" e tra i suoi contrari "trasparente". Sappiamo fin troppo bene infatti quali siano oggi i criteri "fiduciari" diffusi nelle pubbliche amministrazioni, ed in modo particolare negli enti locali: appartenenza politica e/o parentale e partecipazione agli utili. A volte tutti e tre insieme, a totale disconoscimento di competenze professionali specifiche e consolidate presenti sul territorio o altrove. Il Decreto che abolisce i minimi tariffari riuscirà smantellare questo sistema? Forse. Esso infatti riguarda anche le tariffe per i lavori pubblici, sulle quali da adesso potranno praticarsi ribassi superiori al 20%. Procedure di gara relamente aperte con l'applicazione di ribassi secondo la normative vigente per le Imprese darebbero la possibilità ad un ingegnere di Imperia di aggiudicarsi un incarico del Comune di Savona, cosa che oggi non è possibile. Oggi vi sono imprese di Napoli che si aggiudicano lavori a Foggia, con ribassi consistenti e sostenendo maggiori spese. Se pensiamo ad un incarico di progettazione ho motivo di credere che un ingegnere di Reggio Calabria potrebbe tranquillamente trovare conveniente aggiudicarselo a Reggio Emilia, dato che le attività di progettazione si svolgeranno principalmente tra le mura del suo studio. D'altra parte qualcuno potrà sostenere che già un ribasso del 20% fosse eccessivo e che una ulteriore spinta al di sotto di questa soglia si tradurrà inevitabilmente in una qualità scadente del lavoro. Chi sostiene questo probabilmente ignora che a quel ribasso del 20% si deve togliere il contributo al Partito che vi ha sponsorizzato e/o la percentuale che si deve riconoscere agli altri colleghi che vi è stato imposto di inserire nella ATP, e che non faranno un CAxxO. Per cui alla fine, per un lavoro che avete fatto voi al 90%, intascherete il 30%, o anche meno, della tariffa professionale. Per quanto riguarda il paventato scadimento della qualità delle prestazioni, c'è davvero da essere preoccupati, dato che già adesso non mi sempra molto elevato il livello qualitativo della progettazione diffuso tra i piccoli professionisti che operano su incarico dei circa 8.000 Comuni italiani. Ma a contrastare questa recrudescenza di asineria professionale si ergerà a baluardo l'ufficio del responsabile del procedimento, il quale suo malgrado ha l'obbligo di vigilare sul livello di qualità validando o meno il progetto. E allora, cambio di rotta? O rottura del cambio, per cui ci ritroveremo tutti a piedi, come o peggio di prima? esistenti principalemnte nel mondo dei farmacisti dopo 13 anni di attività professionale, ieri l'altro, in vigenza delle nuove norme in ambito tariffario, ho presentato una parcella per una stima di immobili redatta in base alla tariffa professionale (tab.F).
Joe Wine
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