Grazie a tutti del contributo, e scusate l'assenza dal forum dovuta ad assenza dall'ufficio.
Sul primo punto, prendo atto che ritenete ragionevole la mia ipotesi, grazie del conforto
Sul secondo punto, evidentemente mi sfugge qualcosa. I miei punti fermi sono:
1) la Quota involontaria è una quantità di energia fissa, non una percentuale fissa, sui consumi della stagione di cui ripartire i costi
2) tale quantità di energia si calcola come frazione (kinv, metodo semplificato) del fabbisogno di energia utile dell'edificio (lasiamo perdere se "originale o attuale"

) modellato secondo il metodo A2 (asset rating), cioè non in condizioni "reali" (A3 - tailored rating).
Nel mio caso il kinv pari a 0,25 deriva da "impianto a distribuzione verticale di edificio di 4 piano o oltre con tubazioni scarsamente o non isolate", prospetto 10 norma UNI10200.
3) A me sembra evidente che il fabbisogno di energia utile in asset rating (quindo con -8 Text di riferimento per la mia zona) sia maggiore di quello che risulta necessario in una stagione invernale "standard" (specialmente le ultime), dove le temperature medie non sono certo quella di progetto.
Quindi per fare un esempio numerico, se il mio fabbisogno in A2 viene 100.000 kWh, con kinv al 25% mi viene che la quantità di energia da ripartire come consumo involontario è 25.000 kWh.
Se nell'inverno 2015-2016 il mio edificio ha di fatto consumato 60.000 kWh, i miei 25.000 kWh qui "pesano" il 41,66%!!!
Pertanto non sono sicuro che questo risultato sia giusto, anche perchè mi sembra in contrasto con lo spirito delle leggi e normative che vorrebbero indurre comportamenti virtuosi negli utenti: se uno paga il 40-50 % del consumo annuo a mm, chi glielo fa fare di mettere la valvola termostatica sul 2 anzichè sul 3?
Sbaglio qualcosa? Grazie!