Una pompa di calore "pura" in sostituzione di una caldaia, in un edificio unifamiliare in cui non sono previsti altri interventi, è una cosa piuttosto difficile.... più che altro per la potenza enorme che ti servirebbe per la pompa di calore, dato che dovrebbe coprire le dispersioni invernali e contemporaneamente garantire la produzione di ACS... Per fare un esempio, una pompa di calore da 24 kW non è una passeggiata, perciò non può sostituire allegramente una caldaia murale a gas da 24 kW... Tieni conto che le pompe di calore di taglia "domestica" arrivano a 13 kW (nominali, ossia con temperature esterne +7°C, che scendono tranquillamente a 8-9 kW con T di progetto -5°C), per potenze superiori sei costretto a passare a modelli trifase e con assorbimenti elettrici improponibili per un contatore elettrico normale. Perciò la cosa ha senso secondo me solo se la zona climatica è di quelle in cui in inverno non si scende mai sotto zero, oppure se si tratta di un monolocale o comunque unità piccola, oppure se vedi la cosa nell'ottica di un intervento di riqualificazione globale, con coibentazione totale dell'involucro in modo da contenere le dispersioni a pochi kW, allora a quel punto ha senso pensare alla pompa di calore, che comunque mal si sposa con un impianto a radiatori, che richiede acqua ad alta temperatura e quindi i rendimenti della pompa di calore sono messi a dura prova, e sarebbe meglio optare per impianti a pannelli radianti.
Potrebbe avere più senso nel tuo caso passare a un impianto ibrido compatto (di quelli con caldaia a condensazione e pompa di calore associata con relativo accumulo), che sono previsti proprio per le sostituzioni di caldaie murali, e ugualmente incentivati dal decreto del 110%. In tal caso la pompa di calore è in supporto alla caldaia e puoi lasciare i radiatori. Non so se sia facilmente dimostrabile il miglioramento di 2 classi, ma potrebbe funzionare.
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