Se è davvero così (e stento a crederci completamente che sia possibile realizzare qualcosa, magari fino alle targhette sul citofono, per poi iniziare da zero il percorso approfondito delle verifiche di conformità), allora paradossalmente stiamo messi meglio noi. La questione urbanistica, per esempio, non si risolve certo in maniera semplicistica con la verifica dei coefficienti e delle altezze, circostanza, peraltro, parecchio banale. Esistono purtruppo tutta una serie di situazioni borderline in cui elevato è il margine di discrezionalità affidato al tecnico istruttore, con ampi margini di soggettiva interpretazione che, a cose fatte, non porta certo a ritenere invidiabile la situazione che consente di "risolverle" con la demolizione. A questo punto è preferibile scontrarsi prima con l'ottusità, purtroppo inevitabile, del burocrate di turno, confrontarsi per ottenere il miglior vantaggio e alla fine ottenere comunque un permesso di costruire che, salvo sporadiche situazioni, generalmente consente di traghettare l'intervento alla conclusione, con tranquillità e senza patemi. Quanto alla garanzia di correttezza fiscale, ora non ho voglia di riflettere se effettivamente la procedura di esibire fatture quietanzate costituisca automaticamente sinonimo di trasparenza, sebbene già da noi il lucro principale di un'impresa costruttrice si realizzi non già su fornitori e materiali, ma sui prezzi dichiarati di compravendita e sulle plusvalenze nascoste. Però infine se ritieni che la questione deontologica sia brillantemente risolta solo perchè si esibisce la fattura del tecnico, dovremmo prima sapere se ed eventualmente che tipo di regime tariffario vige ed appurare poi che non venga allegata una fattura pro-forma, che il tecnico di turno "automaticamente" deve produrre se vuol vedere l'impresa o il committente consegnargli con comodo il resto del malloppo.
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